La ricerca neuroscientifica ha individuato alcuni "domini sociali" che attivano le stesse risposte di minaccia e ricompensa nel nostro cervello, simili a quelle su cui ci basiamo per la sopravvivenza fisica.
Questa reazione "primitiva" aiuta a spiegare le reazioni emotive a volte forti che possiamo avere alle situazioni sociali ed anche perché è difficile controllarle o spengerle.
Così, quando veniamo esclusi da un'attività, potremmo percepire una minaccia al nostro status e alle nostre relazioni. La ricerca ha dimostrato che questa risposta può stimolare la stessa regione del cervello del dolore fisico. In altre parole, il nostro cervello sta inviando il segnale che siamo in pericolo. Quando ci sentiamo minacciati – fisicamente o socialmente – il rilascio di cortisolo (l'“ormone dello stress”) influisce negativamente sulla nostra creatività e produttività. Non riusciamo letteralmente a pensare con lucidità, e questo aumenta la sensazione di essere minacciati.
Allo stesso modo, quando riceviamo elogi per il nostro lavoro e quando ci sentiamo ricompensati, il nostro cervello rilascia dopamina, l'"ormone della felicità". Per questo cerchiamo modi per essere ricompensati di nuovo ed alimentare le sensazioni positive.
La teoria (B. Fredrickson) spiega che le emozioni positive fanno molto di più che causarci felicità, gioia e appagamento nei momenti in cui le sperimentiamo: ampliano i comportamenti ("repertori pensiero-azione"), come la consapevolezza, il gioco, la scoperta e la curiosità. Più emozioni positive proviamo, più ampia è la gamma di repertori pensiero-azione che abbiamo. In altre parole, più siamo felici, più flessibili e creativi siamo nel modo in cui lavoriamo.
Queste risorse durano molto più a lungo delle emozioni positive iniziali che hanno portato alla loro creazione e contribuiscono in modo significativo al nostro benessere e successo a lungo termine. Queste risorse ampliate ci aiutano anche ad affrontare lo stress e le emozioni o le situazioni infelici: in sostanza, abbiamo abilità più forti e queste ci aiutano ad affrontare meglio le situazioni difficili.
Nel coaching si usano dei modelli specifici per ridurre al minimo le minacce percepite e a massimizzare i sentimenti positivi generati attraverso la ricompensa quando si lavori insieme agli altri. Tali modelli sono molto utili per aiutarci a collaborare meglio, a istruire le persone e a fornire formazione e feedback più efficaci.
Uno dei modelli che merita attenzione è il modello SCARF, sviluppato per la prima volta nel 2008. Il modello raggruppa cinque domini sociali che attivano la stessa minaccia e le stesse risposte di ricompensa nel nostro cervello:
Stato : la nostra importanza relativa per gli altri,
Certezza : la nostra capacità di prevedere e pianificare,
Autonomia : il nostro senso di controllo sugli eventi,
Relatività : quanto ci sentiamo al sicuro con gli altri.
Equità : quanto percepiamo equi gli scambi e la reciproca considerazione tra le persone.
Per ognuno dei 5 domini, il modello descrive come "ridurre al minimo le minacce" e come "massimizzare le ricompense", lavorando su aspetti quali i feedback, la suddivisione di processi complessi, la microgestione, i sistemi di tutoraggio, la team charter.
Il modello può essere utilizzato per lavorare in modo più efficace insieme agli altri riducendo al minimo le minacce percepite e massimizzando i sentimenti positivi generati dalla ricompensa.
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